Buttami in pentola. Il libro che racconta com’era una volta la cucina del riciclo

Oggi Riciblog vi propone un libro che parla di cucina anti-spreco. Un libro particolare, con tante ricette da preparare con gli avanzi, rigorosamente da copiare, ma non solo. Bruno Damini autore - RiciblogButtami in pentola (sottotitolo: La cucina degli avanzi per trasformare le zucche in carrozze) raccoglie per mano dell’autore Bruno Damini (nella foto) le storie di una cucina povera e contadina attraverso i ricordi d’infanzia di 42 cuochi, pasticceri e un gelatiere. Il libro è un piccolo compendio su accorgimenti, trucchi e segreti che spiegano come si faceva un tempo, quando la fame era tanta e i soldi pochi, a non sprecare il cibo e a riutilizzare tutto ciò che, con un po’ di fantasia, era riciclabile. Nel volume, edito dalla Pendragon di Bologna, le ricette sono suddivise in capitoli dedicati, ognuno, ai primi, ai secondi e ai dolci e gelati.

Nel libro, ricette, aneddoti e ricordi

Copertina Buttami in pentola - RiciblogEd ecco la minestra di fagioli e pane da far cuocere lentamente in tegami di coccio “spesso tenuti insieme da un fil di ferro intorno alla corona perché, se si crepavano, guai a buttarli”. E ancora, la finta trippa fatta con le croste del parmigiano e il budino di pan grattato della nonna Enrica. Solo per fare qualche esempio. Bruno Damini racconta a Riciblog la genesi del libro legato a doppio filo con le Cucine Popolari di Bologna, l’iniziativa solidale e inclusiva fondata da Roberto Morgantini che firma la premessa di Buttami in pentola. Alle Cucine sono devoluti interamente anche i proventi delle vendite del libro. Le stesse cuoche delle Cucine hanno contribuito con i loro suggerimenti ad arricchire i contenuti del volume perché anch’esse, ogni giorno, devono affrontare la preparazione dei pasti con quel che arriva.

L’intervista

Come è nata l’idea del libro? “Morgantini mi chiese di creare una strenna natalizia per raccogliere fondi da destinare alle Cucine Popolari, i tempi erano strettissimi e l’impresa sembrava impossibile. Ho contatto amici e conoscenti per farmi aiutare. La risposta è stata immediata e ho avuto la certezza di potercela fare. Così ho raccolto una serie di racconti, di piccoli e grandi ricordi di come si cucinava senza sprecare mai nulla per necessità, perché la vita era diversa da quella di oggi”. Ma anche oggi lo spreco alimentare è sotto i riflettori… “Per fortuna ora si è tornati a parlare di coscienza anti-spreco e di consumo consapevole. Però, non mi piace dire che il cibo si consuma, perché il cibo, semplicemente, si mangia. Sostengo da sempre che, anche se noi veniamo considerati consumatori, la prima delle merci di consumo, in un’economia capitalistica, siamo noi”. E l’idea di suddividere le ricette in primi, secondi, dolci e gelati? “Ho pensato a un volumetto scritto da Charles Elmé Francatelli, cuoco britannico di origini italiane e formazione francese, maître d’hôtel e capocuoco della Regina Vittoria. Il titolo era A Plain Cookery Book for the Working Classes (Un semplice libro di cucina per le classi lavoratrici). Francatelli spiegava come ricavare il “massimo nutrimento con la minore spesa possibile”. Un ricettario sì, ma anche un manualetto straordinario perché allora nessuno si preoccupava della salute delle classi lavoratrici”. Nell’introduzione lei cita anche un altro pioniere dell’anti-spreco. “Sì, Olindo Guerrini che nel 1918 diede alle stampe L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa, dove scrive di cose che dovrebbero fare lezione anche ai giorni nostri. Basti pensare allo spirito che anima le Cucine Popolari, dove, grazie all’impegno dei volontari, si possono accogliere coloro che oggi sono considerati i nuovi poveri. Ad esempio, gli anziani che non hanno una pensione adeguata. In ogni caso, non c’è bisogno di essere in cattive condizioni economiche per ispirarsi alla cucina degli avanzi. Lo spreco nell’occidente cresce. Sono migliaia le tonnellate di alimenti che potrebbero essere trasformati e riutilizzati. Ci sono milioni di persone in assoluta povertà. E’ inaccettabile”. Stringi pugno - come utilizzarlo - Riciblog Anche l’immagine di copertina, che riproduce radici di tarassaco, non è casuale… “Si rifà – prosegue Damini – alle ricette del ristorante Nuova Roma di Bologna. La cuoca Patrizia Nanni, detta ‘La Zia’, ricorda nel libro di quando si raccoglievano le erbe selvatiche. In particolare, la ‘stringi pugno’ ('streccapòn' in bolognese), parente stretta del tarassaco, un'erba ricca di proprietà benefiche. Le foglie si servivano ai clienti mentre le radici venivano ripulite e trasformate in un piatto nutriente per il personale”. L’intervista è finita. Ma il libro da leggere, anche sotto l'ombrellone, resta. Per imparare a riutilizzare tutto quanto è riciclabile e per sostenere chi già lo fa con passione, con fatica e a fin di bene.

L'autore

Bruno Damini è giornalista-scrittore, parmigiano di nascita, bolognese d’adozione. esperto in strategie di comunicazione e marketing in ambiti che spaziano dal socioculturale all’enogastronomico. Fra le sue pubblicazioni, la raccolta di racconti Tarabàcli - Cose di case che non vale la pena ricordare (ed. CasadeiLibri) e, per Minerva Edizioni, Bologna ombelico di tutto - Alla scoperta degli artigiani del buon mangiare; L’uovo di Marcello – Fame e fama dalla voce di grandi attori; I fagioli ribelli. Quando i reni dei bambini… Racconti di vite sospese e di rinascita.

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