Non esiste solo lo spreco alimentare generato nelle case, nella vita quotidiana delle famiglie. Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 su produzione, consumi responsabili e riduzione degli impatti ambientali, è fondamentale la strategia di valorizzazione delle eccedenze alimentari e riduzione di residui e scarti. Ancor di più è importante la loro misurazione.
L'Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano*, presentata a Milano durante il convegno “Sostenibilità alimentare, dalle parole ai fatti. Chi misura, raccoglie!” ha offerto un quadro sulle strategie aziendali nell’ambito della trasformazione, quello nel quale è maggiore la quantità di eccedenze e scarti generati. Dalla misurazione e valorizzazione delle eccedenze, sottoprodotti e scarti alimentari all’importanza delle innovazioni digitali per la misurazione delle performance di sostenibilità; dall’innovazione per la sostenibilità del packaging alimentare al contributo delle startup per filiere agrifood più sostenibili.
“Per ogni strategia e azione di sostenibilità alimentare, però, è fondamentale adottare processi strutturati di misurazione dei dati e delle evidenze – spiega Paola Garrone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. Solo disponendo di dati concreti sulle quantità di cibo in eccedenza e sprecato, infatti, le aziende della trasformazione alimentare possono delineare strategie efficaci per la prevenzione del fenomeno. E, sebbene la misurazione non sia condizione necessaria per la valorizzazione, emerge una relazione positiva: più si misura, più si è indotti a valorizzare eccedenze e sprechi alimentari”.
E purtroppo, dalla ricerca è risultato che nel settore della trasformazione alimentare, solo il 43% delle aziende italiane misura le eccedenze e le percentuali sono simili anche per spreco alimentare. Sono queste le aziende più “avanti” secondo i principi dell’economia circolari. La misurazione - va detto - è già parte della soluzione del problema: l’89% delle imprese alimentari che misurano le eccedenze, infatti, adotta anche pratiche di donazione o riuso. E nella gestione di residui e scarti, il 49% delle aziende che li misura adotta anche pratiche di riciclo e recupero.
Per le grandi aziende donare le eccedenze è 'più facile'
Nella valorizzazione delle eccedenze, inoltre, le aziende alimentari di trasformazione risultano attive: 8 su 10 utilizzano già almeno una pratica di economia circolare, tra riuso (per fini sociali e non) e valorizzazione di residui e scarti non più edibili.
In che misura? il 75% adotta forme di riuso, soprattutto donazioni per fini sociali, ma anche vendite su mercati secondari, ritrasformazione o cessione per l'alimentazione animale. In termini assoluti, guardando alle quantità, le grandi e medie aziende della trasformazione donano circa 139mila tonnellate di eccedenze edibili per anno, mentre ne riusano in altra forma altre circa 182mila tonnellate. E va detto che si tratta di pratiche complementari che non si escludono a vicenda, e la cui adozione risente molto delle dimensioni aziendali: ben il 70% delle grandi aziende valorizza le eccedenze tramite donazione e altre forme di riuso, mentre la percentuale scende al 47% delle medie e al 31% delle piccole.
“Tra le pratiche di valorizzazione con finalità sociali, i programmi di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari iniziano ad essere riconosciuti approcci efficaci per aumentare la sicurezza alimentare e ridurre gli impatti ambientali del sistema alimentare – commenta Marco Melacini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. Nel solo 2023, ad esempio, nella città di Milano il progetto degli Hub di Quartiere ha permesso di recuperare oltre 615 tonnellate di eccedenze e ridistribuirle tra 27.000 persone vulnerabili. In alcuni casi, le iniziative di recupero associano anche la trasformazione di scarti in prodotti a valore aggiunto, diventando veri e propri ‘laboratori’ di nuove competenze che favoriscono l’inclusione sociale”.
Un ruolo centrale per le startup agrifood
Nell’ambito dell’economia circolare - parlando in particolare di sicurezza alimentare, di promuovere un uso più efficiente delle risorse, di ridurre gli impatti ambientali, di sostenere e tutelare i territori - sono le startup a ricoprire un ruolo determinante grazie alle soluzioni innovative che sono in grado di elaborare.
A livello mondiale, sono 2.270 le startup agrifood fondate tra il 2019 e il 2023 che perseguono uno o più obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, pari al 23% di quelle della filiera agroalimentare, e si concentrano innanzitutto su obiettivi di sostenibilità ambientale, rendendo più efficiente l’utilizzo delle risorse.
“Nel percorso per lo sviluppo sostenibile tracciato dall’Agenda 2030 è fondamentale il ruolo del settore agroalimentare. Negli ultimi anni si è assistito a un miglioramento su alcuni target, ma su altri rimane ancora molta strada da compiere – osserva Raffaella Cagliano, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. Per raggiungere gli obiettivi prefissati è cruciale l’innovazione per la sostenibilità alimentare, un tema complesso e multisfaccettato che richiede di lavorare su molteplici fronti: favorire partnership e collaborazioni tra settori diversi, investire in ricerca e formazione, promuovere l’assunzione di una piena responsabilità sociale delle imprese del settore in un’ottica di filiera, favorire la produzione di cibo di qualità e accessibile economicamente”.
L'Ai per misurare le performance di sostenibilità
Insieme a valori di rilevanza ambientale, la quantità di eccedenze e sprechi alimentari è tra i dati misurati con le nuove soluzioni tecnologiche di misurazione delle performance di sostenibilità presenti sul mercato. Non solo: il 60% delle soluzioni considera anche aspetti sociali, come l’attenzione alla comunità locale e il rispetto delle condizioni di lavoro; il 56%, infine, considera anche indicatori economici (ad esempio la tutela dei fornitori, la produttività e la profittabilità). Le tecnologie digitali più innovative vedono interessanti applicazioni nell’ambito della valutazione della sostenibilità delle filiere agroalimentari, in particolare i Data & Big Data Analytics (utilizzati nell’88% delle soluzioni presenti sul mercato), l’Intelligenza Artificiale & Machine Learning (34%) e la Blockchain (12%).
“Le tecnologie di Data & Big Data Analytics sono impiegate dalla maggior parte delle soluzioni presenti sul mercato – spiega Federico Caniato, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. Intelligenza Artificiale & Machine Learning sono utilizzate ad esempio nell’Image Recognition per la quantificazione del cibo sprecato, identificandolo all’interno dei contenitori dei rifiuti, o per monitorare gli spazi degli allevamenti e comprendere lo stato di salute in tempo reale degli animali. Sono utilizzate poi tecnologie Mobile e quelle abilitate dall’Internet of Things, ma anche Blockchain & DL per garantire l’immutabilità dei dati raccolti e la loro validazione”.
Anche il packaging può e deve essere riciclato o riutilizzato
Nelle strategie per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità alimentare, il packaging riveste un ruolo chiave. L'imballaggio è responsabile di un terzo dei rifiuti solidi urbani. I dati Eurostat indicano che nel 2021 in Europa sono stati generati in media oltre 188 kg di rifiuti di imballaggio pro-capite. Si prevede inoltre che i rifiuti di imballaggio potrebbero aumentare del 19% entro il 2030 e, con essi, gli impatti ambientali correlati.
“La ricerca verso un nuovo modello di packaging sostenibile è necessaria, ma non semplice, perché va oltre la mera sostituzione dei materiali – afferma Barbara Del Curto, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability-. È necessario adottare un approccio integrato che consideri l'intero ciclo di vita dell'imballaggio, il suo impatto ambientale, sociale ed economico, e considerare tutti gli aspetti del packaging sostenibile, ossia la conservazione ambientale, la sicurezza alimentare e il valore sociale. Per affrontare la sfida della sostenibilità nel packaging alimentare, saranno fondamentali le innovazioni nel design degli imballaggi, l’utilizzo di strumenti come il Life Cycle Assessment e l’approccio collaborativo tra gli stakeholder della filiera”.
In questo contesto, la Proposta di Regolamento sul Packaging e Packaging Waste (PPWR) avanzata dalla CE rappresenta un punto di svolta nel panorama normativo europeo riguardante il packaging, stabilendo obiettivi chiari per il riciclo ed il riuso degli imballaggi. Le azioni previste richiederanno investimenti per adeguarsi e innovare agli stakeholder coinvolti. In particolare, l’applicazione dei nuovi modelli di riuso prevista nel PPWR rappresenta una sfida lunga e complessa per la filiera, con sfide che riguardano i temi della tracciabilità, logistica inversa e sicurezza alimentare.
Intanto l'Unione Europea assegna nuovi fondi
L’Unione Europea ha annunciato nuovi fondi con i quali sostenere progetti che contrastino il consumo di cibo. Sul piatto - è il caso di dirlo - ci sono quattro milioni di euro. Per questo ha lanciato un bando ai quale è possibile aderire entro il 25 settembre prossimo. Obiettivo della call è sostenere il flusso di concreti progetti nella ricerca di contrastare e contenere la quantità di spreco alimentare generato dai consumatori, sia in casa sia fuori casa. Il che include azioni che intervengano per modificare i comportamenti, azioni di istruzione sul tema e training, programmi e strumenti di monitoraggio del fenomeno, campagne che agiscano sulla consapevolezza e materiali per la comunicazione, studi, raccolta di dati e azioni sperimentali che motivino ulteriori interventi per il contenimento del fenomeno.
Chi può partecipare al bando? Possono partecipare stakeholder in forma singola o consorziata o partnership nell’ambito della catena di rifornimento, inclusi attori chiave come i coltivatori, i manufacturers, i distributori, i food service o i ricercatori, Ong e organismi pubblici (ad esempio autorità locali, regionali o nazionali, agenzie educative etc).
Con 59 milioni di tonnellate di cibo scartato prodotte ogni anno (131 kg per abitante) lo spreco di cibo è un problema di cui l’Unione Europea si è fatta carico da tempo con diverse azioni. Inizialmente con il Circular Economy Action Plan (2015) e dal 2020 con la Farm to Fork Strategy all’interno dello European Green Deal’s com diverse azioni messe in campo per favorire una transizione verso un sistema alimentare sostenibile. La strategia include proposte ambiziose per stabilire obiettivi di riduzione dello spreco di cibo. L’intenzione è dimezzare la quantità di spreco pro capite entro il 2030.