Contromisure allo spreco in Europa

Il 28 ottobre di sette anni fa si celebrava la prima Giornata europea contro lo spreco alimentare. Cosa è successo nel frattempo nelle aule del Parlamento europeo? Non molto. O forse è meglio dire non abbastanza. La valutazione viene da una relazione con la quale la Corte dei Conti europea ha cercato di capire se “L’UE contribuisce a una filiera alimentare efficiente sotto il profilo delle risorse, per mezzo di un’efficace lotta allo spreco di cibo”. Nei fatti, secondo dati diffusi dalla Commissione europea, ogni anno nell’Ue sono sprecati circa 88 milioni di tonnellate di cibo. E si stima che il dato salirà a circa 126 milioni di tonnellate entro il 2020 a meno che vengano prese ulteriori azioni o misure preventive. La relazione della Corte dei Conti europea riporta che nonostante la crescente importanza dello spreco alimentare nell’agenda politica, l’ambizione della Commissione europea è scemata nel tempo, che le azioni intraprese sono state frammentate ed intermittenti, prive di coordinamento. E che a mancare è, prima di tutto, l’assenza di una definizione comune di “spreco alimentare” e di un valore di partenza condiviso rispetto al quale calibrare gli interventi di riduzione dello spreco. Un aspetto messo in luce anche da un recentissimo rapporto Ispra nel quale lo spreco alimentare è definito come la parte di produzione che eccede i fabbisogni nutrizionali e le capacità ecologiche includendo nello spreco elementi edibili basilari, ma poco considerati, come sprechi per “non rese” produttive e perdite prima dei raccolti, sovralimentazione nel consumo, perdita nutrizionale, perdite nette di prodotti usati in allevamenti, usi industriali ed energetici, sprechi di acqua potabile. Per evitare di abusare delle capacità biologiche, sostengono gli esperti Ispra, è necessario ridurre gli sprechi su tutta la filiera produttiva per almeno un terzo degli attuali nel mondo, di un quarto in Italia. Nei sistemi alimentari locali, ecologici, solidali e provenienti da piccole aziende, lo spreco è mediamente otto volte inferiore a quello delle imprese agricole di grandi dimensioni. È quindi necessario incentivarne la diffusione come principale misura di prevenzione dello spreco. E a livello europeo, quali sono le misure da prendere? Secondo il dossier della Corte dei Conti molti dei miglioramenti auspicabili non richiedono nuove iniziative né maggiori fondi pubblici, ma comportano piuttosto un miglior allineamento delle politiche esistenti, un miglior coordinamento e la chiara individuazione della riduzione dello spreco alimentare come obiettivo delle politiche. Sebbene una serie di politiche dell’UE abbia il potenziale per lottare contro lo spreco di cibo (https://ec.europa.eu/food/safety/food_waste/stop_en), questo potenziale non è affatto sfruttato e le opportunità offerte non sono state ancora colte. La Corte ha formulato, per questo, tre raccomandazioni. Una tra queste riguarda la possibilità di incentivare la donazione di alimenti che andrebbero altrimenti sprecati. Proprio ciò che l’Italia, uno dei pochi paesi ad aver preso contromisure con la recente Legge Gadda, ha fatto tra i primi. E quindi, avanti Europa. Link https://ec.europa.eu/food/safety/food_waste/stop_en http://ec.europa.eu/avservices/video/player.cfm?sitelang=en&ref=I111438

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