Aaa volontari per recuperare eccedenze alimentari cercansi

Combattere lo spreco alimentare - in Italia circa 6mila tonnellate di cibo al giorno cioè un etto a testa? Ognuno può farlo in diversi modi. A cominciare dall’organizzare meglio la propria spesa e il proprio frigorifero. Ma ci si può anche spingere oltre: operando come volontario al fianco delle organizzazioni che si sono strutturate per contrastare il fenomeno o anche avviando un gruppo di lavoro ex novo. Ma come fare? La filiera di recupero delle eccedenze alimentari comporta anche la conoscenza di contenuti complessi, come la legge sulla riduzione degli sprechi e il recupero delle eccedenze che dal 2016 ha permesso azioni di distribuzione di prodotti alimentari non consumati. Oltre a questo, è fondamentale, e per ovvi motivi, organizzare un sistema di recupero e redistribuzione degli alimenti a fini di solidarietà sociale che sia improntato su una filiera corta. Per questo Csv, Centri di Servizio per il Volontariato della Lombardia – associazione che sostiene  iniziative sociali e culturali di non profit costituite da  volontari e cittadini sui territori - ha recentemente elaborato un vademecum. Un instant book dedicato gli enti di terzo settore che intendono raccogliere questa sfida: “Io non butto. Vademecum per i volontari attivi nel recupero a filiera corta delle eccedenze". Una guida operativa pensata per accrescere le competenze dei volontari nel particolare campo della lotta allo spreco alimentare. “Un punto di partenza – fanno sapere da Csv - per chi desidera operare su questo fronte non disponendo di mezzi, delle strutture, della formazione e del know how necessario a trattare generi alimentari a rischio medio o elevato”. Il vademecum è parte di “Io non butto”, progetto avviato nel 2017 insieme a Corriere della Sera e Milan Center for Food Law and Policy con l’obiettivo di mappare le microreti già attive nella Città metropolitana di Milano, di promuoverne di nuove e favorire l’incontro tra enti non profit e piccola e media distribuzione. E in particolare, Ghe n’è mingha de ruera, è il progetto avviato per valorizzare le reti di prossimità improntate all’incontro del terzo settore con le realtà commerciale del territorio. Qualche esempio delle attività svolte dalle organizzazioni aggregate? Quelle di Agricola Pro Bono, che nel 2017 ha recuperato 30 tonnellate di eccedenze da cascine e aziende agricole lombarde (soprattutto ma anche piemontesi) per rifornire mense e associazioni dedicate al sostegno di persone in difficoltà. Oppure di Cucina sociale Beteavon, prima e unica cucina sociale kosher in Italia ospitata nella scuola ebraica del Merlos l’Inyonei Chinuch, a Milano. Ogni mese consegna al domicilio di persone in difficoltà circa 1500 pasti. In collaborazione con Comunità di Sant’Egidio e Caritas, Cucina Sociale Beteavon raccoglie le eccedenze dai piccoli commercianti del suo territorio, soprattutto la zona 7 di Milano. Diciannove, ad oggi, le iniziative aggregate in Ghe n’è mingha de ruera. Praticamente tutte cercano donatori di eccedenze e volontari che li distribuiscano.

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