Le festività natalizie coincidono purtroppo con il periodo dell’anno durante il quale si spreca più cibo. Tra pranzi e cenoni, montagne di cibo finiscono nella spazzatura: un po’ perché si abbonda con le porzioni, un po’ perché, nel periodo, si compra di più. Il risultato è che anche gli avanzi aumentano e, sebbene in queste occasioni il congelatore sia amico, non sempre si riesce a consumare tutto. Secondo le stime di Too Good To Go, quest’anno, nelle settimana di Natale e Capodanno saranno circa 600mila le tonnellate di alimenti che andranno sprecate. Il corrispondente valore economico ammonta a più di 9 miliardi di euro. Tuttavia, quest’anno, si prevede che lo spreco di cibo calerà. Non diminuirà, al contrario, il valore in denaro dello spreco a causa dell’aumento dei prezzi. A dirlo, è uno studio di Ener2Crowd, piattaforma per gli investimenti ESG (Environmental, Socia Governance), che ha quantificato nel -14,6% la riduzione dello spreco tra il 24 dicembre 2025 e il 6 gennaio 2026.
Lo spreco a Natale 2025 secondo lo studio di Ener2Crowd
Gli analisti di Ener2Crowd hanno basato lo studio sui dati relativi allo spreco medio settimanale delle famiglie rilevati dall’Osservatorio Waste Watcher International. Dati che, negli ultimi due anni, hanno certificato un calo dello spreco pro-capite pari al -18,7%. Gli ultimi 10 anni hanno inoltre mostrato che gli sprechi legati al Natale sono fortemente correlati agli sprechi domestici settimanali. Calando questi ultimi, calano dunque anche quelli del periodo natalizio.
I ricercatori di Ener2Crowd hanno quindi applicato un valore ponderato del miglioramento al periodo che va dal 24 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026. Da qui, si è arrivati a stimare che saranno poco più di 491mila le tonnellate di cibo gettato nella spazzatura rispetto alle 575mila tonnellate dell’anno prima, con un calo del -14,6%. Segno di una maggiore consapevolezza tra le mura domestiche, anche se le dimensioni del problema restano importanti.
Ma se lo spreco a Natale 2025 diminuisce, non altrettanto si può dire del corrispondente valore economico in quanto l’aumento dei prezzi produrrà una perdita di circa 100 euro a famiglia. Tre volte il valore il valore dello spreco mensile nelle famiglie italiane pari a 33,50 euro.
Dove si spreca di più in Italia e in Europa
Secondo Ener2Crow, a livello europeo, nonostante i passi avanti l’Italia è maglia nera in fatto di cibo buttato nella spazzatura pro-capite. Seguono la Germania, i Paesi Bassi, la Francia e la Spagna.
“Il divario non è solo economico, ma organizzativo e culturale”, spiegano da Ener2Crowd, sottolineando come nei Paesi con sprechi minori si faccia un maggiore ricorso a strumenti quali la pianificazione della spesa, le filiere corte e le politiche di recupero.
Per quanto riguarda il nostro Paese, è il Centro l’area più virtuosa. A fronte di uno spreco medio pro-capite di 555,8 gr a livello nazionale:
- il Centro Italia registra uno sperpero del 12% in meno (490,6 gr)
- il Nord spreca un 7% in più (515,2 gr)
- il Sud butta via il 13% in più (628,6 gr) rispetto alla media nazionale.
L’impatto ambientale dello spreco
Sprecare il cibo non significa solo buttare via il denaro o avere un comportamento poco etico, ma significa anche fare male al Pianeta. Basti pensare che una tonnellata di rifiuti alimentari genera 4,5 tonnellate di anidride carbonica, cifra che sale a 9,3 miliardi di tonnellate a livello globale.
Sempre in tema di ambiente, è utile ricordare che, sempre a livello mondiale, il 10% delle emissioni di gas serra si deve proprio al comparto alimentare. Una quantità di emissioni che vale cinque volte quelle dell’aviazione.
Si tenga anche conto che per produrre il cibo che finisce nella spazzatura, si utilizza il 28% dei terreni agricoli del mondo (1,4 miliardi di ettari) e un quarto dell’acqua impiegata in agricoltura. Il costo economico mondiale dello spreco di cibo si stima in 1.000 miliardi di dollari. Pensateci, a cominciare da quando fate la spesa.