Storie di solidarietà nel tempo del Covid. E il cibo non finisce tra i rifiuti

Con un messaggio pubblicato sulla pagina Facebook del locale, firmato dai titolari Linda e Salvatore e dallo staff, il ristorante Crusco’s di Potenza lancia un'iniziativa davvero lodevole. “Cari Amici - recita il messaggio -,  è spaventoso il grido di aiuto che ci è giunto da centinaia di famiglie. Non ci aspettavamo tanta sofferenza e così tante persone in difficoltà.”

Crusco's, tutte le sere il cibo si regala

Il ristorante Crusco’s, a seguito del Dpcm in vigore dal 26 ottobre scorso, contenente le nuove misure a contrasto della diffusione dell’epidemia Covid-19, deve chiudere i battenti alle ore 18. Il ristorante Crusco's dona il ciboIl provvedimento sta purtroppo mettendo in ginocchio il mondo della ristorazione e tutto l’indotto che ruota attorno a questo settore. Ma è proprio in questo momento che il ristorante Crusco’s ha voluto lanciare un segnale e, facendo di necessità virtù, è proprio il caso di dirlo, ha dato vita a una storia di solidarietà che merita di essere raccontata. Quando è ora di abbassare le serrande, il cibo avanzato e non venduto, invece che essere buttato nella spazzatura, viene confezionato in vaschette da asporto e regalato a famiglie e persone in difficoltà. La distribuzione avviene “nella massima discrezione” – assicurano i promotori dell’iniziativa – fino alle 18.30. “E casomai avessimo venduto tutto – si spiega in un comunicato - nessuno andrà via a mani vuote. Insomma, un bell’esempio di solidarietà da condividere e divulgare ma soprattutto un esempio da imitare come hanno già fatto, sempre a Potenza, il BurBaCa (Burger-Bakery-Cafè) e il ristorante Verdecrudo.

Mangiafuoco chiude e regala il cibo che non serve più

A Bari, invece, la braceria Mangiafuoco della famiglia di ristoratori Attolico, lavorando prevalentemente di sera, con le nuove disposizioni, è costretta a chiudere l’attività. Ma prima di serrare i battenti, i proprietari del locale non hanno dimenticato chi sta peggio. Mangiafuoco regale le scorte alimentari Quando è entrato in vigore il provvedimento che impone la chiusura alle 18, i titolari avevano appena riempito le celle frigorifero di alimenti. Dalla carne ai dolci, tutto di prima qualità, destinati a restare lì dentro chissà per quanto tempo. Così, gli Attolico hanno deciso di “fare la cosa giusta” donando alla mensa di Santa Chiara tutte le scorte con le quali sfamare 50 persone. Insieme a queste piccole grandi storie, che ci si augura possano moltiplicarsi, ce ne sono altre più strutturate e ‘istituzionali’ ma quanto mai necessarie, soprattutto in questo periodo di crisi sanitaria che sta impoverendo larghe fasce di popolazione.

Un nuovo hub di quartiere per recuperare il cibo

come funziona l'hub di quartiereE’ di qualche settimana fa l’apertura a Milano del nuovo hub di quartiere organizzato per contrastare lo spreco alimentare e inaugurato in via Bassini a Lambrate. Il primo, in via Borsieri, ha permesso di recuperare in un anno 77 tonnellate di cibo pari a circa 154mila pasti. Il progetto, nato nel 2016, è coordinato dal Comune di Milano e conta tra i fautori il Politecnico di Milano, Assolombarda e Fondazione Cariplo. L’obiettivo dell’iniziativa, realizzata attraverso il protocollo d’intesa ‘ZeroSprechi’ è di recuperare le eccedenze alimentari per poi donarle alle associazioni benefiche del territorio. Il nuovo hub, sostenuto anche da Bcc Milano che ha erogato 60mila euro, punta a coinvolgere almeno 14 onlus, oltre che le insegne della grande distribuzione e le mense, per arrivare a raccogliere e a donare circa 60 tonnellate di cibo ogni anno. Analoghe esperienze sono sicuramente nate in altre zone dell’Italia. Se chi ci legge ne conosce, ce le segnali. Saremo lieti di darne notizia.

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